L’idea di scrivere quest’articolo nasce da un progetto e una nuova avventura che sto svolgendo con AUCI, Associazione Universitaria della Cooperazione Internazionale che per mezzo della quale ho iniziato l’anno di Servizio Civile Universale con il progetto “Passpartout 20-21” all’interno della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma e dell’Università Cattolica di Roma.
Passpartout
Il progetto “Passpartout 20-21" risponde ai bisogni e alle esigenze individuate dalla comunità del territorio che si rivolge al Gemelli, per assicurare il superamento del problema della barriera linguistica, emerso dai dati, dando anche un valore aggiunto ai servizi del Policlinico. Poiché il Policlinico è noto per essere uno degli ospedali più rinomati in Italia, i dati mostrano un elevato numero di pazienti stranieri. Purtroppo la comunicazione medico-paziente, a causa del problema linguistico, non ha sempre consentito ai pazienti stessi di comprendere a pieno il loro quadro clinico e la relativa cura. La sola presenza dei Mediatori Culturali non era sufficiente poiché non copriva la quotidianità essendo necessario prima accordarsi per un appuntamento; pertanto, in casi di emergenza la comunicazione medico-paziente non era efficace. Proprio per rispondere a questo bisogno è stato presentato e poi approvato il progetto “Passpartout 20-21”.
Volontarie dal mondo
I volontari che hanno fatto domanda per questo progetto provengono da culture diverse e parlano sia l’italiano che la loro lingua madre. Infatti per quanto riguarda i volontari selezionati:
Sarah Abdel Nour e Nourhane Anouti (lingue parlate: arabo, inglese e italiano).
Nanor Ouhan (lingue parlate: arabo, armeno, inglese e italiano).
Mariam Jan Aslami (lingue parlate: persiano, urdu, pashto, inglese e italiano).
Bianca Maria Perca (lingue parlate: rumeno e italiano).
Smita TazrubaMahmud (lingue parlate: bengali, hindi e italiano).
In questi mesi di volontariato, in stretto contatto con i medici e i pazienti, abbiamo avuto la possibilità di collaborare nei casi di pazienti della nostra stessa nazionalità ricevendo un feedback positivo, sia da parte dai pazienti che dello staff medico.
Quando si vive fuori dal proprio Paese le persone tendono a sentirsi perse e a disagio, potete immaginare la maggiore difficoltà nel sentirsi anche non capiti e non capire! Per questo motivo, questo progetto non solo colma la diversificazione all’interno del posto di lavoro ma dà anche una calorosa accoglienza ai pazienti consentendogli di avere a che fare con persone della loro stessa cultura. In altre parole, ai pazienti viene data l’opportunità di sentirsi a casa, dopotutto l’obiettivo del progetto può essere riassunto dicendo che «quando l’Italia ti accoglie, AUCI si impegna a farti sentire a casa».
PASSPARTOUT, UN PROGETTO CULTURALE
L’idea di scrivere quest’articolo nasce da un progetto e una nuova avventura che sto svolgendo con AUCI, Associazione Universitaria della Cooperazione Internazionale che per mezzo della quale ho iniziato l’anno di Servizio Civile Universale con il progetto “Passpartout 20-21” all’interno della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma e dell’Università Cattolica di Roma.
Passpartout
Il progetto “Passpartout 20-21" risponde ai bisogni e alle esigenze individuate dalla comunità del territorio che si rivolge al Gemelli, per assicurare il superamento del problema della barriera linguistica, emerso dai dati, dando anche un valore aggiunto ai servizi del Policlinico. Poiché il Policlinico è noto per essere uno degli ospedali più rinomati in Italia, i dati mostrano un elevato numero di pazienti stranieri. Purtroppo la comunicazione medico-paziente, a causa del problema linguistico, non ha sempre consentito ai pazienti stessi di comprendere a pieno il loro quadro clinico e la relativa cura. La sola presenza dei Mediatori Culturali non era sufficiente poiché non copriva la quotidianità essendo necessario prima accordarsi per un appuntamento; pertanto, in casi di emergenza la comunicazione medico-paziente non era efficace. Proprio per rispondere a questo bisogno è stato presentato e poi approvato il progetto “Passpartout 20-21”.
Volontarie dal mondo
I volontari che hanno fatto domanda per questo progetto provengono da culture diverse e parlano sia l’italiano che la loro lingua madre. Infatti per quanto riguarda i volontari selezionati:
In questi mesi di volontariato, in stretto contatto con i medici e i pazienti, abbiamo avuto la possibilità di collaborare nei casi di pazienti della nostra stessa nazionalità ricevendo un feedback positivo, sia da parte dai pazienti che dello staff medico.
Quando si vive fuori dal proprio Paese le persone tendono a sentirsi perse e a disagio, potete immaginare la maggiore difficoltà nel sentirsi anche non capiti e non capire! Per questo motivo, questo progetto non solo colma la diversificazione all’interno del posto di lavoro ma dà anche una calorosa accoglienza ai pazienti consentendogli di avere a che fare con persone della loro stessa cultura. In altre parole, ai pazienti viene data l’opportunità di sentirsi a casa, dopotutto l’obiettivo del progetto può essere riassunto dicendo che «quando l’Italia ti accoglie, AUCI si impegna a farti sentire a casa».
Nourhane Anouti
Casco Bianco con AUCI presso Fondazione Policlinico A. Gemelli, Roma
Passpartout mediatori culturali
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